giovedì 14 gennaio 2010

Un Pollo chiamato Desiderio

Con mia nonna non si poteva parlare di sangue, a meno che non fosse in relazione con la morte.
Argomenti tabù erano: i cuori spezzati, i cuori palpitanti, le mestruazioni.
Il sangue, per lei, era troppo intimo, troppo sacro per renderlo argomento di conversazione.
Parlare di sangue e morte, invece, si poteva: ricordo polli decapitati scorazzare nel giardino. Gattini affogati prima che morissero di fame. Polli a cui avevo dato un nome e gattini che aspettavo per poterci giocare. Il mio cuore infranto non era incluso nel rituale.

Per mia nonna cucinare era un equilibrismo fra la vita e la morte. Lei non cucinava per la gola, ma per la sostanza. Infatti non sapeva cucinare, nel senso che non sapeva cucinare buono. Il sugo era sugo, doveva semplicemente accompagnare la pasta. Non aveva importanza se, invece di sposarla, ne era solo compagno di viaggio.
C’erano cinque cose, però, che sapeva fare con una maestria mai eguagliata da nessuno: la pizza, il pollo con le patate, il minestrone, le frittelle di fiori di zucca, gli gnocchi.
Io ci ho provato un sacco di volte a cucinarle, quelle cinque cose, senza mai riuscirci. Non come lei.
Oggi proverò a descrivere come faceva il pollo con le patate. Anzi, vi racconterò come lo faccio io quando provo a farlo come il suo.

Gli ingredienti:
1 Pollo ruspante a pezzi - 1 Cipolla grande - 800g di patate - Olio extra vergine di oliva - Rosmarino - Sale - Vino bianco - 1 Padella bella grande con coperchio.

Io sono di indole giocosa, ma questa ricetta richiede che una buona dose di lacrime si debbano versare. Dovete pelare e tagliare a fettine sottili-sottili una cipolla intera. Ma fatelo di nascosto, ché nessuno vi veda piangere.
Pulite bene il pollo, togliete i pezzi grossi di pelle e fiammeggiatelo per eliminare i residui di piume.
Tagliate le patate a spicchi piuttosto grandi. Io non so che qualità di patate usasse lei. Ora se ne vendono di tanti tipi: da bollire, da fare al forno, da farci il purea, da friggere. Lei le comprava al mercato: erano quelle nella rete gialla a strisce rosse e verdi. Non so il tipo. Io uso quelle a pasta gialla.
La padella deve aver visto cuocere decine e decine di polli, prima del vostro. La mia non è così: ho un robo di teflon che, quando lo lavo, ridiventa nuovo. Però ha il coperchio.

Mettete un po’ d’olio e le fettine di cipolla nella padella. Fatele appassire, aggiungete il rosmarino e le patate, annaffiate con un po’ di vino e mescolate. Poi mettete anche il pollo, salate il tutto e chiudete col coperchio. Fate cuocere per un’ora col fuoco basso, controllando e girando di tanto in tanto (se serve potete aggiungere un po’ d’acqua, poca alla volta però).
I tempi di cottura variano a seconda di quanto (e come) ha vissuto il vostro pollo.
Per polli come quelli di nonna - polli con un nome - la cottura deve essere lenta e gentile.
Quando vi sembra pronto guardate dentro il vostro pollo senza infastidirlo troppo.
Se vedete sangue c’è ancora vita.

11 commenti:

  1. Merda, e adesso m'è venuta fame.
    Non mi crederai, ma io il pollo lo faccio ESATTAMENTE come tua nonna. Unica differenza, al posto del sale uso un pizzico di dado vegetale e insieme alla cipolla all'inizio ci metto pure uno spicchio d'aglio schiacciato (che poi tolgo). Tanto che c'è frega, dopo non è che vai a donne. Dopo una roba così puoi solo svenire sul divano con Hallmark in sottofondo. :)

    Harlò

    P.S. cmq, sembrerà curioso, ma al roba più difficile della tua ricetta è trovare il pollo ruspante. purtroppo.

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  2. bello il "che c'è frega"
    quasi quasi lo brevetto.

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  3. si harlò, il pollo ruspante è la parte più difficile.
    comunque hallmark (dopo il gran premio) è davvero il narcotico più potente in circolazione :D

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  4. Dove abito io, fuori di città, i polli ruspanti si trovano. Dietro casa mia ci sta il contadino con la terra e i polli che ruspano. Poi una volta al mese si fa pure il mercato del bestiame e se uno vuole, polli e galline, li trova pure vivi o se li giustiziare sul posto.

    Certo poi bisogna spennarli, che è un lavoro da servi della gleba.

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  5. magari per spennarli chiami quello delle vongole...

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  6. non oso immaginare cosa devi promettergli

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  7. "se vedete sangue c'è ancora vita"

    ci sta più poesia in questa ricetta che nel mio scaffale in libreria.

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  8. vudivù, guarda che poi me la credo. (comunque, per il bonifico, l'iban è sempre lo stesso?) :)

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  9. Wally, credo tu debba promettergli una galllinella per il dopo cena
    elia_pippi

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  10. io da me celi ho i polli rusposi.
    gnègnègnè

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  11. vedi manu, ci sono tanti modi per dire che si è fortunati come te.
    uno è di classe, come quello di @davide l. malesi. e poi c'è il tuo :D

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